Monica Priore

Cos’è il coaching e perché è importante per i diabetici – Pasquale Adamo

Intervista a Pasquale Adamo mental coach

Cos’è il coaching e perché è importante nella vita di ognuno di noi?

Pasquale Adamo, esperto di coaching e fondatore di Master Coach Italia (la scuola di coaching Italiana) afferma che il coaching aiuta le persone a tirare fuori il proprio potenziale. In poche parole, si tratta di voler estrapolare la versione migliore di ciascuno di noi eliminando qualsiasi interferenza. Il coaching ha lo scopo principale di tirare fuori il potenziale ed eliminare (anche con degli strumenti molto concreti) le interferenze. In questo modo, ognuno ha la possibilità (in qualsiasi ambito) di dare il meglio di sé. Quindi, di mostrare la versione migliore di se stesso con l’aiuto di una guida e una direzione bene precisa. Nel mondo del coaching è possibile vedere grandi risultati e benefici, ed è proprio quello che fa amare questa professione a Pasquale Adamo, un vero e proprio esperto del settore e mental coach professionista. Cosa fa esattamente un coach? Il coach aiuta l’individuo a passare dal “sapere” al “fare” e questo è già un grande passo perché spesso molti altri approcci si fermano soltanto alla parte teorica ma non alla parte pratica. Invece il coaching è estremamente pratico e quindi aiuta a fare questo passaggio dal sapere al fare, dalle parole ai fatti.

Il coaching e i diabetici

Perché il coaching potrebbe aiutare i diabetici nella loro vita quotidiana? Perché con il coaching si aiuta il paziente ad estrapolare le sensazioni che sta provando in quel momento e a contrastarle. Ad esempio, la tecnica della scrittura ovvero il proprio mondo interiore è uno strumento del coaching molto efficace e potente per dare sfogo ai propri pensieri. Se si è in grado di mettere fuori quello che abbiamo dentro già non è più dentro e questo processo di trasferimento è un ottimo modo per alleggerirsi per sentirsi meglio. Tra l’altro questo è uno strumento applicato anche in tanti altri approcci in tante altre relazioni d’aiuto. Un altro strumento molto potente tipico del coaching sono le visualizzazioni, soprattutto per gli atleti. È importante che gestiscano la loro mente durante le prestazioni le performance e l’attività sportiva in generale. È sufficiente prendere atto di questa proiezione che avviene perché è un modo per affrontare quello che stiamo facendo in modo inconscio, in modo consapevole. L’ultimo strumento che può aiutare ad affrontare meglio le difficoltà si chiama: ridimensionamento. Il coach lavora molto sulla mente e su come funzionano i pensieri, infatti la nostra mente tende ad ingigantire i problemi. Quest’operazione di ridimensionamento ci consente di alleggerire, ci consente di vivere in modo più sereno l’attività e ci consente di essere più in equilibrio. Un modo per essere più centrati evitando di far scatenare un meccanismo interno di paura o timore perché quell’ ingigantire la difficoltà chiaramente non permette di mettere in atto delle buone prestazioni. Anche soltanto a livello fisico non consente di rilasciare dei buoni ormoni.

Il coaching e la consapevolezza della malattia

Il coaching aiuta a raggiungere gli obiettivi e quindi porta l’individuo da un punto A un punto B e lo fa attraverso diversi strumenti. Uno degli strumenti principali è l’individuazione, la focalizzazione e il ben indentificare questi obiettivi. La consapevolezza può rientrare in una sorta di obiettivo cioè aiutare l’altro ad arrivare prima ad un ad un livello di consapevolezza tale che gli consenta di affrontare al meglio quello che sta vivendo. Un modo per accelerare questo processo è per esempio cambiare atteggiamento, il coach lavora moltissimo sull’atteggiamento dell’individuo. Cambiare atteggiamento nei confronti della malattia è sotto la responsabilità del coach e l’atteggiamento fa la differenza in qualsiasi ambito. Ad esempio, l’atteggiamento di rifiutare uno stato presente della malattia non è un atteggiamento efficace perché non serve e non porta a nulla. Infatti, rifiutare qualcosa che c’è non serve ed è inutile. Piuttosto, è importante accoglierlo e cambiare comportamento cioè dire che questo è quello che c’è. Cosa posso fare con quello che c’è? Nonostante quello che si sta passando non ci piaccia tantissimo è importante affrontarlo e accoglierlo: ecco cosa insegna il coaching.

Cambiare atteggiamento nei confronti della malattia attraverso il coaching

La malattia scompare nel momento in cui si riesce a vedere qualcosa di bello anche nella difficoltà con un approccio mentale diverso. Nel momento in cui ci si riesce a chiedere in che modo questa malattia può comunque generare qualcosa di bello intorno a noi ecco che questa diventa quasi un valore aggiunto. Un altro strumento molto semplice ma potentissimo è l’utilizzo dell’attenzione, l’attenzione è una risorsa potentissima estremamente sottovalutata. Il mental coach gioca un ruolo fondamentale anche per aiutare gli sportivi che soffrono di questo disturbo perché tendono ad avere una glicemia più alta pre gara. Ecco che anche qui gioca un ruolo molto importante il pensiero positivo e l’attenzione al divertimento. L’attenzione, quindi, è una risorsa potentissima che possiamo facilmente gestire e che fa una grande differenza per motivarci e aiutarci a superare qualsiasi tipo di ostacolo.

 

CURRICULUM

Pasquale Adamo

Pasquale Adamo

Pasquale Adamo si forma nel 2008 con John Grinder come Mental Coach, acquisendo il titolo di Professional Certified Coach.
E’ laureato come “Esperto nei Processi Formativi”. Specializzato in Risorse Umane con 3 Master in Gestione delle Risorse Umane, Manager della Formazione e Mediatore Familiare e interculturale.
E’ autore di libri e per conto di diverse testate e riviste dedicate al mondo del Coaching e delle Risorse Umane.


Articoli correlati

Contattami

Vuoi avere informazioni sul libro? Vuoi coinvolgere Monica in un’iniziativa? Scrivimi e ti risponderò entro 48 ore!