Che dire ragazzi, essere chiamati dalla Presidenza della Pubblica e ricevere la notizia che il Presidente Mattarella ha deciso di insignirti del titolo di cavaliere dell’ordine al merito della Repubblica Italiana, lascia senza parole, infatti per fortuna ero seduta, perché ho quasi avuto un mancamento.
Dopo lo shock iniziale mi sono chiesta perché abbia scelto, leggendo la notizia sui giornali o ascoltando la tv si parlava di eroi civili ed io francamente non mi sento un eroe.
Seguo semplicemente il mio cuore, cerco a modo mio, utilizzando molto spesso lo sport come strumento, di far conoscere alla collettività il diabete di tipo 1 da cui sono affetta da quando avevo 5 anni di età e tento di supportare le famiglie ed i ragazzi che ogni giorno combattono la battaglia contro questa malattia, provo di regalare un pò di positività nonostante le difficoltà impartite dal diabete.
Non faccio niente di tutto ciò per scopi arcani, lo faccio perché sento di doverlo fare, perché non voglio che i bambini/ragazzi diabetici di oggi attraversino le difficoltà che ho avuto io, lo faccio perché aiutare gli altri ti arricchisce interiormente e umanamente, lo faccio perché sentirsi dire dai ragazzi “vedere quello che riesci a fare tu con la malattia, ci ha fatto capire che anche noi possiamo farcela” è una motivazione in più per continuare su questa strada… Potrei aggiungere altri mille motivi che mi spingono ad essere quella che sono e a fare quello che faccio, ma non credo sia rilevante al momento…
Se questo basta per essere considerati degli eroi, non posso dir nulla. Ma io credo che chiunque lotti quotidianamente contro una malattia, la povertà, il razzismo, problemi lavorativi sia da considerarsi un eroe per questo io ho ritirato questo riconoscimento sentendomi semplicemente una rappresentante di tutti i diabetici e delle loro famiglie che ogni giorno lottano contro questa subdola condizione di salute.
Vi racconto cosa è accaduto il giorno della cerimonia, l’adrenalina era a mille e l’emozione era tanta.
Entrare per la prima volta al Quirinale sapendo di dover incontrare il Presidente della Repubblica è qualcosa di indescrivibile.
Vedere la maestosità di questo palazzo, le sale piene di specchi, affreschi ed enormi lampadari di cristalli, ha un non so che di suggestivo.
Una volta entrata nella sala delle feste dove la cerimonia si sarebbe svolta, mi sono seduta in prima fila al posto che mi era stato assegnato, ed ho cominciato ad osservare un via vai di gente. Le cerimoniere accompagnavano ognuno al proprio posto spiegando che una volta chiamati, ci saremmo dovuti alzare in piedi, raggiungere il presidente Mattarella al centro della sala, stringergli la mano, attendere che fosse letta la motivazione dell’onorificenza conferita, prendere dalle mani del presidente l’insigna e tornare al nostro posto.
Tutto semplice, lineare, altamente schematizzato, io ero li seduta e respiravo a fatica, tanta era l’emozione, si avvicina una giornalista di radio RAI e mi pone delle domande, mi rendo conto che faccio fatica a formulare delle risposte lineari e li mi son detta “cavolo la glicemia“. Ho cercato di tagliar corto con la giornalista e mi sono messa a rovistare nella mia borsa, tirando fuori il mio amico glucometro, mi pungo il dito metto la goccia di sangue sulla striscetta e dopo pochi secondi il risultato è un bel 55.
Come prevedevo la glicemia era scesa troppo (sicuramente a causa dell’emozione) , per un attimo ho pensato che nei momenti più belli della mia vita, il diabete mi ha giocato brutti scherzi, cercando di mettermi in difficoltà ed anche oggi non si è astenuto dal farlo, ho cercato nella mia borsa qualcosa di dolce che mi permettesse di far salire subito la glicemia, ho fatto appena in tempo a fare l’integrazione perché da li a poco è stato annunciato l’ingresso del Presidente nella sala.
Eravamo tutti in piedi, lui scortato dai corazzieri si è avvicinato ad ognuno di noi stringendoci la mano e dandoci il benvenuto.
Ecco ci siamo, cerimonia iniziata, vengono chiamati ad uno ad uno gli insigniti, io avevo portato con me una copia del mio libro da regalare al presidente, sapevo che dopo la consegna delle onorificenze ci sarebbe stato un aperitivo ed anche se il protocollo non prevedeva la cosa, mi son detta il libro in un modo o nell’altro glie lo darò.
Sento il mio nome, scatto in piedi, raggiungo il centro della sala e stringo la mano al Presidente, ascolto la voce narrante leggere le motivazioni, mentre lui mi dice che è importante per molti quello che faccio ed io lo ringrazio.
Finita la cerimonia ci spostiamo tutti nella sala accanto, dove viene servito un piccolo rinfresco e la gente presente fa ressa attorno al Presidente, prendo il mio libro dalla borsa, cerco di farmi un pò di spazio fra i presenti fino ad arrivare a lui, gli dico “Presidente questo è per lei, qui c’è racchiusa la mia storia, so che è molto impegnato, ma mi auguro che riesca a trovare il tempo per leggerlo”.
Lui mi sorride e mi ringrazia sinceramente, sembra abbia gradito molto il mio fuori programma ed aggiunge: “lo leggerò sicuramente!”.
A questo punto mi sono sentita soddisfatta, il mio compito era arrivato a termine e potevo andare via.
La mia folle idea era quella di sensibilizzare il presidente della Repubblica sul diabete di tipo 1, con la speranza che tramite lui, la classe politica si avvicini realmente ai problemi dei diabetici, decidendo di supportarli con leggi adeguate e non con tagli alla spesa sanitaria. Sicuramente la mia idea è una chimera, ma sono del parere che provare non nuoce mai.